TERAMO – No al petrolio. A dirlo, sabato, a Pescara, saranno in tanti: alla manifestazione organizzata dalle associazioni che si battono contro lo sviluppo delle ricerche petrolifere in Abruzzo e contro il progetto “Ombrina mare”, aderiscono infatti la Cna, l’Anci, e anche il sindaco di Pineto Luciano Monticelli. «L’associazione dell’artigianato e della piccola e media impresa intende sottolineare, con questa scelta – si legge in una nota della Cna – la necessità di qualificare le politiche di sviluppo abruzzesi verso una linea coerente con il modello di Regione verde d’Europa. Un modello vincente scelto in passato, in ragione della presenza in Abruzzo di una dotazione, unica nel Vecchio Continente, di parchi e riserve naturali; ma che tuttavia non ha trovato ancora una coerente politica di sostegno, da parte degli enti pubblici, di attività di sviluppo sostenibili, soprattutto in quelle aree di pregio (costa, zone interne) che si prestano ad essere valorizzate. Scelta che comporta anche una coerente visione delle politiche energetiche». Il corteo prenderà il via alle 15.30 alla Madonnina del Mare (nei pressi del molo Nord) e percorrerà il lungofiume Nord, Piazza Italia, corso Vittorio Emanuele II e corso Umberto, fino a raggiungere piazza Salotto, dove avrà luogo il comizio finale. La manifestazione di Pescara sarà incentrata sul il progetto ‘Ombrina Mare 2’, approvato circa un mese fa dal ministero dell’Ambiente, che conferisce alla multinazionale inglese Medoil la possibilità di installare un impianto a 6 km dalla costa dei trabocchi (compresa tra i Comuni di Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro), impianto di circa 350 metri che si occuperà della desolforazione del greggio estratto dai fondali marini. La piattaforma, inoltre, sorgerà ad appena 9 chilometri dalla riva e a circa a 6 km dal sito di interesse comunitario Fosso delle Farfalle. «Quello della ricerca in mare idrocarburi – commenta Monticelli, che è anche delegato Anci al demanio marittimo – è un problema che non riguarda solo l’Abruzzo ma, in prospettiva, tutte le città marine italiane. Con il ‘decreto Sviluppo’ si è più che dimezzata la distanza entro la quale è possibile trivellare i fondali marini. Dalle precedenti 12 miglia si passa ora a sole cinque miglia. Questo vuol che le aziende che si occupano di estrazione potranno intervenire sui nostri mari con rischi ambientali incalcolabili. La deriva petrolifera in Abruzzo è da scongiurare ed occorre far uscire dalla dimensione locale il problema delle trivellazioni marine. Nelle prossime settimane, insieme al delegato Anci all’Ambiente Tommaso Sodano, incontreremo i rappresentanti di Wwf e Legambiente».